DONNE : Giornata contro la violenza sulle donne
GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, 32 FEMMINICIDI NEL 2018
Il caso delle tre sorelle Mirabal, violentate e uccise da uomini dell’esercito dominicano nel 1960, è ancora lì, a monito. E la data della loro morte è stata scelta dalle Nazioni Unite per ricordarle e ricordare tutte le altre milioni di vittime di violenza, che ogni anno perdono la vita, se si calcola solo il fatto che in Europa ogni giorno 7 donne vengono uccise e in Italia una donna muore ogni due giorni, sempre per mano del partner.
Non si può restare indifferenti quando le cifre sono queste.
Ed è giusto ricordare tutte le vittime, anche quelle più recenti (e il 2013 è stato l’anno peggiore finora): mogli, fidanzate, compagne uccise e/o ferite perché decidono di lasciare un uomo, perché non si piegano alla volontà altrui, come Miss Honduras e la sorella uccise dal fidanzato di lei qualche giorno fa, o quelle che subiscono, peggio ancora, in silenzio, senza denunciare.Bisogna invece, come dice anche Ban Ki-Moon, segretario delle Nazioni Unite: “Quando si vede un atto di violenza, agite”.
Certo, se perfino riviste prestigiose come Time, decidono di inserire una parola come “femminismo” in un sondaggio ai lettori sulle parole da buttare nel 2014, forse per aumentare il traffico sul proprio sito, risulta palese come il concetto di parità di genere non sia radicato neanche in quella parte di società liberale e colta. Perché di cultura ed educazione, si tratta. Anzi, anche lì, al solo alzare una domanda di rispetto, ne nasce fastidio, intolleranza.
E dall’intolleranza nasce la violenza.
Soprattutto la violenza domestica, come dimostrano i purtroppo pesanti numeri che parlano di 1 donna che muore ogni 2 giorni in Italia, 1 su 6 perché vuole lasciare il proprio partner, e 7 su 10 donne vengono uccise in famiglia. Mentre le statistiche a livello mondiale dicono che 1 su 3 donne è vittima di violenza nella sua vita.
Se niente altro resta da dire, molto urge da fare. E per questo, in questi giorni crescono le risposte, nascono attività di vario genere in tutto il mondo: manifestazioni, convegni, azioni dimostrative, spettacolo teatrali e raccolte fondi. Tutto votato al sostegno di quegli organismi che lottano contro questo “fenomeno”, che tale non è più, visto il perseverare. E che supportano le vittime sia nell’ascolto che nella terapia di recupero.
A partire da endviolence.un.org,
il cui slogan per questa giornata 2014 è un colore, l’arancione, “Orange your neighboorhood”: il claim della campagna che segna l’inizio di ben 16 giorni di attività fino alla giornata dedicata ai “Diritti umani” del 10 dicembre. Dove si invita a “Rendere arancione il vs. vicinato”, postando poi immagini sul sito e sui social collegati.
Per visualizzare le iniziative che si tengono in Italia, molte sono le associazioni che si mobilitano, tra cui se non ora quando? che segnala l’evento Zapatos Rojos, firmato dall’artista messicana Elina Chauvet, paese in cui la scomparsa di donne e ragazze ha numeri terribili, e che si terrà a Cremona in questi giorni, mentre sul sito è possibile leggere le iniziative nelle altre città.
Passando alla “manifestazione per soli uomini”, ovvero #uomini senza violenza, organizzata SVS Donna aiuta onlus,che si tiene in Piazza della Scala a Milano, davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano patrocinatore della manifestazione. Un’idea e una campagna che agisce trasformando il linguaggio visivo e scritto e che è nata dagli studenti dello IED, insieme a quelli del NABA e dello IULM.
Campagne
che vanno ad aggiungersi ad altre; come quella finalizzata all’educazione nelle scuole contro violenza e bullismo, realizzata per la raccolta fondi di Fare x bene onlus. Credevo che fosse amore, #credevofosseamore, diffusa con un video “Manichini”, diretto da Federico Brugia, con Eva Riccobono protagonista. E come testimonial Valentina Pitzalis, donna bruciata viva nel 2011 dall’ex-marito, nonché una serie di immagini scattate da Pierpaolo Ferrari.
Non mancano altre azioni più locali, per le quali vi rimandiamo ai siti d’informazione. Quelle dei personaggi noti, particolarmente attivi in questa occasione. A partire da Nicole Kidman; Goodwill Ambassador delle Nazioni Unite dal 2006; che è in primo piano nella campagna contro la violenza sulle donne, e su questo ha fatto un intervento a Pechino durante Bejing20+. Piattaforma di azioni inaugurata nel 1995. Mentre altri personaggi, più che parlare di come reprimere questi episodi; ma sottolineano perlopiù il valore dell’educazione – questa sì fondamentale – già in età scolare, per sconfiggere questa piaga.
Una diminuzione radicale si ottiene,
infatti, anche con una migliore educazione: per far aumentare le denunce da parte delle vittime, perché molto è il sommerso, ma soprattutto per cambiare gli atteggiamenti di adulti e bambini, a partire dalle scuole. Tra le migliaia campagne di sensibilizzazione c’è la White Ribbon, iniziata nel 1991 in Nord America e Regno Unito, supportata dal 2012 dalla Kering Foundation, che diffonde messaggi anti violenza all’interno, tra i dipendenti delle aziende del gruppo, e all’esterno. Per questa campagna già dal 2013, Stella McCartney ha creato un simbolo di White Ribbon for Women, comparso su badge e sui social network, #WR4W.
Messaggi chiari come quello di Linor Abargil, la ex-Miss Universo israeliana nel 1998, violentata da un connazionale a Milano, e che è diventata d’esempio, perché non solo ha denunciato il suo aggressore ed è riuscita a farlo imprigionare. Ma ora, da agguerrita avvocatessa, gira il mondo per insegnare alle donne come comportarsi e denunciare le violenze subite. Raccontando la sua storia nel film “Brave Miss World”, film documentario diretto da Cecilia Peck, per la campagna #IAmBrave.