Pernigotti: chiude dopo 150 anni di storia
La Pernigotti chiude dopo 150 anni di storia
I turchi Toksoz chiudono un pezzo dell’industria dolciaria italiana. Annunciati 100 licenziamenti
È durata cinque generazioni, ma la storia di Pernigottisembra essere arrivata al capolinea, dopo essere iniziata nel 1860, con l’apertura di una drogheria nel cuore di Novi Ligure.
Stefano Pernigotti
ha poi dato vita ad una piccola fabbrica 8 anni dopo e nel 1882 l’azienda è diventata fornitore ufficiale del Re. Nel 900 diventa un simbolo dolciario, con la produzione degli storici giandujotti piemontesi e del torrone, dalla ricetta unica. Non è bastato. Nel 2013 avviene il passaggio dello stabilimento di Novi Ligure dal gruppo italiano Averna a quello turco Toksoz, che aveva mostrato entusiasmo nell’assumerne la direzione. Ora l’annuncio del sindacato: le 100 persone ancora occupate nello stabilimento produttivo di Novi dovranno andare a casa. “L’amministratore delegato era accompagnato dai legali e ci ha comunicato che non sono interessati allo stabilimento. I pochi impiegati del settore commerciale che rimarranno saranno trasferiti a Milano”, hanno detto.
Pernigotti però non è l’unico caso di acquisizione: anche le calzature Lumberjack hanno richiamato l’interesse turco. L’azienda italiana fondata nel 1979 infatti è stata acquisita dal gruppo turco Ziylan nel 2012. Il Paese a metà tra Europa e Asia. Infatti ha iniziato a guardare sempre più all’Italia, con 100 milioni di euro di investimenti destinati alle aziende della Penisola. Stanziati a partire dal 2014. Risale proprio all’aprile di quell’anno l’incontro “Destinazione Italia”, nel quale il Presidente dell’Unione delle Camere di commercio di Turchia aveva detto di prevedere investimenti turchi all’estero per quasi 100 miliardi di dollari indirizzati verso alcuni Paesi prescelti, tra i quali l’Italia. D’altronde, i brand italiani con la loro storia sono sempre risultati molto interessanti per le società turche, che invece sono ancora giovani e poco conosciute a livello di marchi.
Nonostante le aziende italiane che operano in Turchia
siano molto più numerose delle aziende a capitale turco registrate in Italia, l’interesse degli imprenditori per il Belpaese è continuato e continua a crescere. In particolare, sono i settori del turismo, dei trasporti, dell’energia, delle tecnologie dell’informazione e del settore immobiliare ad attirare maggiormente gli investitori turchi. Ed in risposta a tale interesse Unicredit aveva lanciato insieme a YapiKredi, la controllata turca del gruppo bancario italiano, il portale virtuale “Business Matching“ nel quale imprese italiane e turche avevano la possibilità di scegliersi per sviluppare nuovi business insieme.
Così l’azienda Falco di Codigoro, in provincia di Ferrara, è stata salvata dal gruppo turco Kastamonu Entegre, nel giugno 2017. E nell’aprile di quest’anno, la Sangalli Vetro di Manfredonia è stata acquisita dalla turca Sisecam, che già aveva acquisito lo stabilimento Sangalli di Porto Nogaro.